GLI ANNI RUGGENTI

 

1963 - 1973, gli anni ruggenti

Nel febbraio ’63 viene inaugurato, questa volta nel pieno delle sue funzioni, il Cinema Teatro Cristallo che dal 1963 al 1973 vive la sua epopea. Al mattino la sala è utilizzata per le prove degli spettacoli, mentre nel pomeriggio diventa sala di proiezione. La programmazione cinematografica è l’attività principale e continua ininterrottamente per tutto il decennio. Fondamentalmente il Cristallo è un cinema parrocchiale che dà film per ragazzi, western e cartoni animati, anche se questa classificazione potrebbe, a torto, ricordarlo in modo riduttivo. La qualifica di “parrocchiale” è uno stereotipo che induce a pensare a qualcosa di minore, se messo in confronto con la rinomanza che viene attribuita alle sale private cittadine. Per il Cristallo non è così: la sua sala, quanto ad ampiezza (circa 700 posti, tra platea e loggia), capacità e dotazione di infrastrutture non manca di nulla, e la frequenza di pubblico non è inferiore alle altre realtà cittadine. Quando non c’è proiezione cinematografica, vengono allestite manifestazioni d’arte varia, organizzate dalla parrocchia o da associazioni di quartiere. Non mancano occasioni ricorrenti per allestire il palco durante le festività o gli appuntamenti annuali di associazioni e gruppi. Un vero luogo di aggregazione e di promozione sociale. La sera, lo spettacolo continua: o film o teatro. Il palco dispone di più sipari ed è dotato di tutti i congegni necessari per trasformarsi ed essere perfettamente agibile per la prosa o per la lirica. Il proscenio è infatti attrezzato con la fossa orchestrale, per l’opera e per l’operetta. Moltissime compagnie amatoriali, sia locali che venute da fuori, si alternano in quegli anni. Il responsabile della conduzione del Cristallo era allora Ottorino Scappi, amministratore, economo, coordinatore, direttore tecnico e direttore artistico: un addetto ai lavori, operativo a 360 gradi che, tra il ’63 e il ’73, si occupa della gestione e delle dinamiche specifiche del Cinema Teatro Cristallo, sabato e domenica compresi.
“Erano tempi in cui si riusciva ancora a sognare con poco.” – ricorda oggi Scappi – “Tempi in cui c’era molta disponibilità tra le persone. Chi stava alla cassa, chi strappava i biglietti o faceva la maschera, chi proiettava, chi si occupava delle scene, delle luci, del magazzino e quant’ altro. Si poteva lanciare una iniziativa e organizzare qualcosa, sapendo già che sarebbe andata a buon termine. Non era difficile trovare persone che si prestassero. Del resto, era un piacere lavorare in un teatro così ben attrezzato. Tra il primo e il secondo sipario c’era lo schermo con l’impianto audio; dietro c’era tutto il resto del palco, le quinte e l’impianto scenico. La sala era dotata di un’ottima acustica. Al mattino si svolgevano le prove, al pomeriggio i film che, quando non c’era teatro, si prolungavano fino a sera. Ricordo con piacere qualche momento di pausa durante le proiezioni. Non guardavo il film, perché lo conoscevo ormai a memoria, ma mi divertiva osservare le espressioni degli spettatori. Era uno spasso vedere certe reazioni dei ragazzi con gli occhi incollati allo schermo...”.

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